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La propaganda di Hamas non fa breccia tra i Paesi islamici ma trionfa in Occidente

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(@alessandro-palumbo)
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Il 7 ottobre la guerra che Hamas conduce contro lo Stato di Israele ha segnato un punto di svolta per intensità e ferocia. Da anni Hamas lancia centinaia di missili su Israele nell’indifferenza generale del mondo libero, con il 7 ottobre il salto di “qualità” aveva evidentemente obiettivi ben precisi: provocare una reazione forte e di conseguenza scatenare le piazze arabe fino al punto di convincere i governi arabi moderati a muoversi contro Israele, con la dimostrazione della vulnerabilità dello Stato ebraico.

Un altro obiettivo era sicuramente accendere il fronte interno, non solo nella Cisgiordania, ma soprattutto tra i due milioni di arabi che vivono nei confini di Israele come cittadini israeliani. Una mobilitazione quindi senza precedenti del mondo islamico per poter raggiungere l’obiettivo dichiarato da sempre, l’eliminazione dell’“entità sionista”.

Possiamo dire che questi obiettivi sono parzialmente falliti, la masse arabe hanno risposto, ma non in maniera cosi virulente come si poteva immaginare, le leadership moderate dei Paesi Arabi reggono. Soprattutto, tiene il fronte interno, la Cisgiordania è in subbuglio, ma è ben lontana da una intifada violenta, i due milioni di arabi israeliani non si sono ribellati in massa.

Quello che forse Hamas aveva predetto, ma non in maniera così virulenta, è la vitoria propagandistica nel cuore stesso del mondo libero occidentale.

Il 7 ottobre appare lontano e cancellato, manifestazioni pro-pal con migliaia di persone nelle piazze delle principali città occidentali, studenti delle migliori università che parteggiano per i tagliagole di Hamas, personalità della cultura che condannano Israele, violenti attacchi contro le istituzioni ebraiche.

Una strana vittoria quella di Hamas, che non sfonda nei Paesi islamici, ma vince in casa nostra. Un motivo di riflessione per la nostra società, che aveva già visto l’inquietante presenza di molti filoputiniani nel conflitto sanguinario scatenato dalla Russia nei confronti dell’Ucraina.

Hamas ha lanciato migliaia di missili contro le città israeliane, ma questo non è considerato. Si dice che i morti a Gaza siano trentamila: nessuno verifica queste cifre diffuse da Hamas, sono prese per oro colato, nessuno considera che almeno la metà dei morti sono miliziani di Hamas, e soprattutto è del tutto trascurato il fatto che Hamas cerca i morti civili piazzando i loro combattenti all’interno di scuole, ospedali, moschee.

Israele lancia migliaia di volantini prima di bombardare, ha creato corridoi sicuri, ospedali da campo, permette l’ingresso di aiuti, eppure si dice da quattro mesi che la situazione è insostenibile, la agenzie Onu, compromesse fino in fondo con Hamas schiamazzano da mesi, eppure né le agenzie, né la Croce Rossa si preoccupano di centotrenta ostaggi civili. Nessuno, e questo è francamente incredibile, chiede il cessate il fuoco ad Hamas.

Si chiede insistentemente la soluzione “due popoli due Stati” ignorando che Hamas è la prima a rifiutare questa soluzione. Hamas governa Gaza da più di sette anni ha investito milioni in armi, non ha costruito desalinatori, centrali elettriche, serre, lasciando il suo popolo nella povertà. Nessuno gliene chiede conto.

I migliaia di giovani che sfilano per la Palestina libera non sanno che stanno sfilando per costruire un Paese omofobo, contro le donne, che lapida i gay, che sfila per la vittoria della Russia, che uccide gli oppositori, amico dell’Iran che impicca i suoi giovani.

Cosa succede all’Occidente per essere cosi cieco? Cercare di capire è fondamentale per sapere dove sta andando il mondo libero e per capire se la democrazia cosi come noi la conosciamo sopravviverà.

La cancel culture e la cultura woke sono il grimaldello che sta portando l’Occidente al suicidio. Abbiamo subito un processo di autodistruzione, che si sta diffondendo dall’America all’Europa. Ci flagelliamo per i nostri crimini ignorando la storia, crediamo che i nostri non siano valori, ma disvalori, l’Occidente come sentina di ogni male. La cultura di massa delle élite ci ha ammorbato con il politically correct che ha impedito ogni spirito critico omogeneizzando il pensiero. Il progresso figlio dei lumi che ci ha portato il benessere viene visto come una Apocalisse, mentre i pensieri diversi sono censurati con una nuova Inquisizione che si impone con violenza.

E questo flagello parte dalle nostre scuole, dalle università, dai social media, che hanno sdoganato la nullità del pensiero. Così tutto quello che è contro i nostri valori viene visto con favore. Così Hamas ottiene la sua strana vittoria.

Occorre con forza riproporre la nostra storia e i nostri valori, non aver timore di dire che il nostro mondo con tutti i suoi difetti è il migliore di quelli esistenti, che la storia è progresso, che la nostra storia è una storia di continuo miglioramento, che solo noi abbiamo la capacità di autocorreggerci, produrre documenti, cultura alternativa, non aver paura di descrivere le teocrazie per quello che sono senza autocensure, di affrontare il tema dell’Islam e della libertà senza cadere nella trappola del razzismo al contrario.

Avere il coraggio e il buonsenso di dire che la cultura woke è la negazione della storia, che il progresso è benessere, libertà, capacità di metterci in discussione in un continuo miglioramento non il diavolo da combattere.

Dobbiamo poter dire senza problemi che le celebrities che ci fanno la morale sono ignoranti, che i Ghali di turno non ci possono dare lezioni di geopolitica perché saper cantare non lo fa diventare un maestro di vita.

Insomma dobbiamo avere coraggio e buon senso. Sconfiggere Hamas – costi quello che costi – è un dovere morale, come lo è stato per i nostri nonni sconfiggere Adolf Hitler.

Forse aveva ragione Pasolini nel sostenere che la scuola andava ribaltata. Facciamo in modo che la strana vittoria di Hamas si trasformi nella loro peggiore sconfitta.

 
Pubblicato : 23 Febbraio 2024 05:45
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