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L’inaccettabile equiparazione tra Israele e Hamas è responsabilità di Netanyahu

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(@francesco-cundari)
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La decisione del procuratore capo della Corte penale internazionale di chiedere l’arresto dei vertici di Hamas, per i massacri del 7 ottobre, e del governo israeliano, per la guerra di Gaza, ha un valore politico e simbolico difficile da sottovalutare, che viene prima di ogni considerazione giuridica, etica o storica. Ma l’inaccettabile equiparazione tra Hamas e Israele, che ha suscitato le indignate proteste degli Stati Uniti, è forse più la causa, che non la conseguenza, della decisione. Ed è in larghissima misura responsabilità di Benjamin Netanyahu e delle scelte compiute da lui e dal suo governo dopo il 7 ottobre, ma anche prima, per ragioni di cui anche qui ho già parlato tante volte. Ragioni che si possono riassumere nella spregiudicata manovra con cui di fatto, con il pieno sostegno dell’amministrazione Trump, il primo ministro israeliano non ha esitato a scommettere sul rafforzamento di Hamas per delegittimare l’Anp e rimuovere dal quadro ogni possibilità di uno stato palestinese, dando man forte nel frattempo all’espansione e alle violenze del movimento dei coloni.

Vedere sullo stesso ideale banco degli imputati da un lato Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh, rispettivamente capi militari (i primi due) e leader politico (il terzo) di Hamas, dall’altro il capo del governo israeliano e il suo ministro della Difesa, Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, è scioccante. Ed è difficile dire se in questa immagine colpisca di più la legittimazione di Hamas o la delegittimazione di Israele. Le proteste dei massacratori del 7 ottobre per quella che definiscono – loro – un’ingiusta equiparazione tra vittime e carnefici non fanno che sottolinearne il successo politico. Ma il processo di legittimazione e normalizzazione di Hamas, cioè della dichiarata volontà genocida nei confronti di Israele (loro direbbero più semplicemente degli ebrei), era già molto avanti nel dibattito pubblico occidentale ed era ben visibile in tante manifestazioni pro Palestina, al di là di tutte le contrapposte strumentalizzazioni politiche, specialmente tra i giovani. Un’eredità con cui dovremo fare i conti per chissà quanto tempo.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

 
Pubblicato : 21 Maggio 2024 08:27