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La toppa sul redditometro è peggiore del buco (nei conti)

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(@francesco-cundari)
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Dopo avere scritto su Facebook, nella mattinata di ieri, che «mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo Governo», avere confermato di essere «sempre stata contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alla gente comune» e avere lasciato aperta la porta a un possibile dietrofront («mi confronterò personalmente con il Vice Ministro Leo, al quale ho chiesto anche di venirne a riferire al prossimo Consiglio dei Ministri)», Giorgia Meloni ha deciso di tagliare i tempi. E così in serata ha spiegato in un video, questa volta su Instagram, di avere già parlato con il viceministro Maurizio Leo della controversa questione del redditometro, previsto da un decreto ministeriale di cui pare nessuno sapesse nulla (a parte lui, cioè Leo) e di essere giunta alla conclusione «che sia meglio sospendere questo decreto, in attesa di ulteriori approfondimenti» (per gli amici, elezioni europee dell’8 e 9 giugno).

Soprattutto, però, nel suo video Meloni ha chiarito di avere «ereditato una situazione molto pericolosa». Ma mica per i conti pubblici, che avete capito? La pericolosità della situazione sta nel fatto che «non c’è alcun limite al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria di contestare incongruenze tra il tenore di vita e il reddito dichiarato».

Il commento di un osservatore di sicuro non ascrivibile al campo della sinistra antagonista come Massimo Franco, su un giornale certo non pregiudizialmente ostile come il Corriere della sera, è tanto condivisibile quanto lapidario: «In un paese popolato da evasori fiscali, anche solo accennare a qualcosa che faccia pensare di pagare le tasse è un tabù».

E chissà cosa avranno pensato, sentendo le parole di Meloni, quei funzionari del Fondo monetario internazionale appena tornati dalla loro missione in Italia. Dalla quale, ci informa un retroscena di Paolo Mastrolilli su Repubblica, sono emerse «significative differenze di vedute» su almeno «tre questioni vitali». Vale a dire la cancellazione del Superbonus (su cui, come spiega Carlo Cottarelli qualche pagina più avanti, il governo ha in realtà fatto pochino, finora), l’avanzo primario al 3 per cento da realizzare nei prossimi due anni (che richiederebbe una manovra da 60 miliardi, giudicata insostenibile dalle autorità italiane) e la proroga del Pnrr, cui il Fondo è favorevole, a condizione che se ne acceleri l’applicazione.

Tutto questo «partendo dal presupposto che l’Italia deve ridurre debito e deficit assai più rapidamente di quanto non abbia previsto finora il governo». Vedremo come proseguiranno le trattative. Il problema è che Instagram, sfortunatamente, ce l’hanno anche i funzionari del Fondo monetario, gli investitori finanziari, capi di governo e ministri degli altri paesi dell’Unione europea.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

 
Pubblicato : 23 Maggio 2024 07:39