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Il quarto viaggio di Meloni in Tunisia per fermare le partenze dei migranti

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La presidente del consiglio Giorgia Meloni mercoledì 17 aprile sarà in Tunisia per la quarta volta dall’inizio del suo mandato. Un viaggio lampo in un Paese che continua a scivolare verso l’autoritarismo, alle prese con una forte crisi economica e una diffusa corruzione. Con il controllo delle frontiere molto meno efficace di quanto l’Unione europea e l’Italia speravano lo scorso luglio, nel momento della firma del discusso memorandum of understanding Tunisia-Ue.

Per la premier italiana, in vista della campagna elettorale per le europee, non c’è niente di peggio di nuovi sbarchi di migranti sulle coste italiane. Gli ultimi dati mostrano che le partenze dal Nordafrica sono ricominciate, mentre sulle coste tunisine si ammassano i migranti in attesa dei barchini dei trafficanti. Così si corre ai ripari.

Nel palazzo di Cartagine la premier è attesa dall’utoritario Kais Saied, il presidente che si candiderà per un secondo mandato in autunno e che intende usare i flussi di migranti come carta di scambio con l’Europa per ottenere qualche risorsa in più. E in effetti in occasione dell’arrivo dell’ospite italiana è tornato ad alzare i toni: «La Tunisia, che tratta i migranti umanamente, rifiuta di essere sia un luogo di transito che di insediamento», ha detto.

La premier sarà a Tunisi con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e quella dell’Università Anna Maria Bernini. Nello stesso palazzo, Meloni era già stata a giugno con Ursula von der Leyen, per firmare il memorandum tra l’Unione europea e la Tunisia. Stavolta però si tratta di una visita bilaterale e non europea, con un pacchetto di iniziative e risorse sotto il segno del cosiddetto Piano Mattei. Oltre a una serie di partnership nel campo della formazione, dell’agricoltura e dell’energia, l’Italia offre un aiuto da 50 milioni di euro per il supporto all’economia tunisina, con una nuova linea di credito di Cassa depositi e prestiti per le piccole e medie imprese.

Un modo per dire al Paese nordafricano «non veniamo a parlare soltanto di migranti», spiega La Stampa. Ma è ovvio che il capitolo principale del dossier riguarda il controllo delle partenze e in generale dei flussi di immigrati subsahariani in transito verso l’Europa.

La tensione è salita con l’ipotesi di un hotspot nel Sud del Paese – forse a Tataouine, luogo strategico nel deserto, non lontano dal confine libico, dove passa la rotta dei migranti diretti a Sfax – per raccogliere gli stranieri provenienti dal Sahel. Saied è intervenuto per dire no alla creazione di «una nuova Lampedusa».

I dati del Viminale, intanto, parlano di almeno 16.090 migranti sbarcati in modo irregolare in Italia dall’inizio dell’anno al 15 aprile, un calo del 52 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. «Siamo soddisfatti», commentano fonti del Viminale. Ma i tecnici avvisano che la tendenza si può invertire rapidamente. In un mese, dal 15 marzo al 15 aprile, sono arrivate 9.539 persone, ovvero il 60 per cento del totale da inizio anno. La situazione più preoccupante resta quella della Libia, ma anche in Tunisia: dopo mesi di segno negativo, sono tornate le partenze: oltre 5.500 in un mese.

 
Pubblicato : 16 Aprile 2024 07:52