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I glitter di Starmer e la Gran Bretagna che verrà

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(@matteo-castellucci)
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Dal «take back control» della Brexit al «riprendiamoci il futuro» di Sir Keir Starmer. Quello (sciagurato) slogan è stato ripetuto da Rishi Sunak al «circo», copyright del leader laburista, della conferenza Tory a Manchester. Se lì il primo ministro in carica ha fatto una tirata identitaria che sa già d’opposizione, sul palco di Liverpool Starmer parla da premier to be. Un discorso tutto visione – l’unica promessa pratica è costruire un milione e mezzo di case nei primi cinque anni di governo – si apre con un imprevisto. Un attivista per il clima versa addosso al segretario una cascata di glitter verdi. Gli restano, vistosi, sulle mani e sul colletto della camicia. Si toglie la giacca e si rimbocca le maniche.

Il contestatore gli ha fatto probabilmente un favore, dopo che i Conservatori hanno tacciato gli avversari d’essere il partito di Extinction Rebellion e dei blocchi stradali. Starmer incassa la prima standing ovation (di molte) e non ha neppure ancora cominciato. Sul volto gli luccica qualche brillantino, sembra più sciolto del solito. È costretto a cambiare outfit, senza neppure armocromista, e la cosa gli svolta l’immagine più dei post su X dove dice che il tempo per guardare le partite dell’Arsenal lo trova sempre. Sarà questo, comunicazione a parte, il momento topico della rincorsa per riportare la sinistra a Downing Street dopo quattordici anni?

Una sinistra diversa, però. Non più di protesta, di «politica gesticolata», ma «di servizio». Questo Labour ha una missione. Ha estirpato, dice Starmer, l’antisemitismo alla radice e antepone il Paese al partito. La seconda standing ovation arriva qui: la terza è sul «diritto di difendersi» di Israele, una posizione impensabile ai tempi di Jeremy Corbyn, che marcato dai giornalisti si è rifiutato di condannare Hamas. Si punta sulla crescita economica, più inclusiva del «Boom degli anni Ottanta di cui scontiamo ancora il prezzo». Non a caso, la vice di Starmer, Rachel Reeves, ha ricevuto l’endorsement dell’ex capo della Bank of England, Mark Carney.

Agli elettori di centrodestra, che osservano i Tories «nelle acque torbide del populismo e del complottismo», il leader dell’altra metà del bipolarismo promette di combattere per l’unione, cioè la tenuta del Regno alle spinte centrifughe di Scozia e Irlanda del Nord. Una casa per voi (delusi) esiste già, è l’appello di Starmer, ed è quella laburista. Nell’ora di arringa, l’ex procuratore di Sua Maestà contrappone un «decennio di rinnovamento» al declino di chi, in tredici lunghi anni, ha perso il contatto con la realtà. Non è questione di essere posh, non solo. «Gente come Sunak non capisce cosa avete sofferto, non vi vede: ha fatto pagare voi ogni volta che i suoi interessi erano in gioco».

La mano di Starmer sporca di glitter
La mano di Starmer sporca di glitter (Jon Super/Ap)

A differenza del miliardario, Starmer batte sul tasto del carovita letto negli occhi di una mamma single. Non sono tempi per soluzioni semplici, il mantra è «costruire una Gran Bretagna fatta per durare». Oltre ai calcinacci nelle scuole, tema mediatico dell’estate, il segretario vede l’eroismo degli insegnanti che non hanno abdicato alla loro vocazione. Più che un manifesto, una scheda clinica. Una metafora ricorrente è, infatti, la cura. Fa il paio con la riforma del Servizio sanitario, l’Nhs. La politica deve riconciliarsi con la classe lavoratrice, deve servirla, perché è la spina dorsale del Paese. È un compito storico, come nel 1945, come nel ‘64 e nel ‘97, ma tutti e tre insieme.

Sugli obiettivi climatici, quelli su cui il premier vorrebbe frenare, è invece il caso di accelerare. L’energia pulita costerà meno di importare combustibili fossili. A questo punto, il segretario laburista aggiunge la Scozia all’equazione. La mette al cuore del progetto e cita la vittoria alle suppletive di Rutherglen & Hamilton West, ai danni dello Scottish national party che non si è più ripreso dalla caduta di Nicola Sturgeon. Nel 2019 lassù il Labour aveva conquistato un solo seggio; gli indipendentisti quarantotto (su cinquantanove), ma il loro strapotere si è incrinato. Nelle ultime proiezioni, però, i rapporti di forza sembrano ribaltati.

Starmer è consapevole che il Nord potrebbe essere decisivo. «La Scozia può spianare la via a un governo laburista, ma dobbiamo guadagnarci ogni voto». Ai Conservatori, per ora, questo fervore manca. Sono così presi dalle guerre culturali e così a destra che un ritorno di Nigel Farage (a Manchester lo hanno ripreso a ballare assieme a un’idola dell’ala nat-con, Priti Patel) dopo una disfatta elettorale non sembra neppure troppo irrealistico. Metà degli elettori esclude di votarli, secondo una rilevazione YouGov. I livelli di consenso nella fascia sotto i ventiquattro anni sono affondati: «Questo non è l’un per cento a cui molti di noi aspiravano», ha sdrammatizzato il ministro Tom Tugendhat.

Mentre i laburisti si fanno partito della nazione, i Tories sono sempre più inglesi e, quindi, meno rappresentativi. Starmer intanto racconta le vacanze nel distretto dei laghi, di aver mangiato fish and chips e scherza: «Vedete, non facciamo i focus group per tutto». Forse è servito un attivista (poi arrestato) per avvicinarlo alla base, ma nonostante i glitter ancora spalmati addosso è credibile quando dice di avere un piano. Nella partita della foto postata sui social, i suoi Gunners hanno battuto il Manchester City con un goal all’ottantaseiesimo. A Liverpool, l’impressione è che anche la stagione dei Conservatori stia entrando nei minuti di recupero.

 
Pubblicato : 11 Ottobre 2023 05:00