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Diritto di critica: come esprimersi evitando la diffamazione

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(@angelo-greco)
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Guida alla stesura di un post su un social o alla scrittura di un articolo di giornale che rispetti il diritto di critica, senza cadere nel reato di diffamazione aggravata. 

Sono piuttosto evanescenti i confini tra il diritto di critica e la diffamazione. Lo sanno bene i numerosi giornalisti che, in passato, per articoli critici e aggressivi – specie nei confronti dei politici – si sono trovati ad affrontare un processo e una condanna penale. Se però, di solito, chi scrive all’interno di una redazione conosce bene il proprio lavoro e sa districarsi negli svariati cavilli del lessico italiano, non tutti hanno questa capacità. Il riferimento non è solo ai neofiti o a chi è fortemente animato dalla faziosità, ma anche e soprattutto ai numerosi fruitori di internet. Questi ultimi, pur non svolgendo il lavoro di giornalisti, vengono equiparati ad essi, ai fini della responsabilità, quando pubblicano un articolo su un blog o un post su un social. 

Ecco che allora è bene che tutti sappiano come funziona il diritto di critica e come ci si deve esprimere per evitare la diffamazione. 

Di tanto parleremo nel seguente articolo spiegando alla luce della recente giurisprudenza della Cassazione penale. Ma procediamo con ordine.

Fin dove si spinge il diritto di critica?

Non basta che l’informazione fornita dal giornalista o dall’utente di un social sia veritiera. Essa deve essere espressa anche in forma moderata e pacata (o, come dicono i giuristi, deve rispettare i limiti della “continenza”). Nella pratica ciò significa che il linguaggio utilizzato può sì essere aspro e sprezzante, specie se si tratta di argomenti politici, ma non deve risolversi in una immotivata e gratuita offesa alla altrui dignità personale o professionale. 

In buona sostanza, si possono criticare le idee o l’operato di una persona ma non si può instillare nel lettore il dubbio sulla moralità altrui. Una persona può sbagliare, ma non per questo deve essere un’imbrogliona, un ladro, un criminale, un mafioso. 

Quindi l’aggettivazione deve essere utilizzata con molta parsimonia. 

L’importanza delle fonti

Il giornalista che riporta una accusa nei confronti di qualcuno non può limitarsi riportare quanto trovato altrove, ma deve verificare la correttezza delle fonti. Deve cioè fare un vaglio approfondito per evitare di dare eco a notizie infondate o non verificate. Tantomeno è possibile riportare “le voci di corridoio” (i cosiddetti rumors), dovendosi invece investigare sull’origine delle notizie riportate.

Come viene valutato l’articolo di giornale?

Abbiamo detto che non bisogna insinuare nel lettore dubbi sulla altrui moralità. Ma a tal fine può essere sufficiente un titolo particolarmente forte, tenendo conto che la gente – specie su internet – si limita solo a leggere solo questi ultimi? Secondo la sentenza 14915 del 7 aprile 2023 della Cassazione penale, la bontà dell’esposizione dell’articolo non va valutata sulla base del lettore frettoloso, che si ferma solo al titolo e alle foto. Invece, bisogna considerare il lettore medio, che legge l’articolo nella sua interezza e tiene conto di tutti gli elementi di contesto, come l’immagine, l’occhiello, il sottotitolo e la didascalia.

Quali sono i requisiti per l’esercizio del diritto di critica?

L’esercizio del diritto di critica deve rispettare i seguenti requisiti: 

  • interesse pubblico alla conoscenza della notizia, 
  • forma corretta e pacata
  • verità della notizia. 
  • Questi criteri sono stati riaffermati dalla Cassazione penale nella sentenza menzionata sopra, che si basa sulla giurisprudenza consolidata.

Cosa si intende per interesse pubblico, forma corretta e verità della notizia?

L’interesse pubblico si riferisce alla rilevanza della notizia per il pubblico, come un evento che coinvolge un politico noto. 

La forma corretta richiede che i fatti siano presentati in modo obiettivo e senza aggressione gratuita alla reputazione altrui. 

La verità della notizia implica una ricerca diligente e completa delle informazioni da parte del giornalista.

Cosa succede se la critica politica non è obiettiva?

Nell’esercizio del diritto di critica, la Cassazione adotta parametri più elastici. Riconosce che la critica politica può avere un carattere congetturale e non pretende che sia rigorosamente obiettiva. Tuttavia, l’articolo non dovrebbe essere diffamatorio né manipolare intenzionalmente il comportamento o il messaggio del protagonista.

 
Pubblicato : 31 Maggio 2023 08:15