forum

Cosa sono i control...
 
Notifiche
Cancella tutti

Cosa sono i controlli incrociati dell’Agenzia delle Entrate

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
28 Visualizzazioni
(@paolo-florio)
Post: 618
Noble Member Registered
Topic starter
 

Come funzionano i controlli fiscali da parte dell’ufficio delle imposte sulle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti e sul confronto dei dati presenti nell’Anagrafe tributaria.

Tra i metodi più funzionali utilizzati dall’Agenzia delle Entrate per effettuare i controlli sulle dichiarazioni dei redditi vi sono i cosiddetti controlli incrociati. Di cosa si tratta e come funzionano? Per comprendere cosa sono i controlli incrociati dell’Agenzia delle Entrate bisogna pensare all’Amministrazione finanziaria come a un mastodontico complesso di enti e banche dati tra loro interfacciate che possono accedere a numerose informazioni dei contribuenti, metterle in confronto tra loro e valutare eventuali incongruenze. Ad esempio, se un’azienda esegue un bonifico nei confronti di un professionista ma quest’ultimo non emette la fattura, l’Agenzia delle Entrate, dall’analisi del bilancio della prima (tra le cui passività risulta la spesa effettuata) potrà risalire all’avvenuto pagamento e, di lì, all’evasione del secondo.

Dunque, i controlli incrociati consistono nell’analisi e nel confronto di dati provenienti da diverse fonti, sia interne all’Agenzia delle Entrate che esterne, al fine di identificare discrepanze o incoerenze che potrebbero indicare comportamenti fiscalmente non corretti.

Quali sono le fonti dei dati utilizzate per i controlli incrociati?

L’Agenzia delle Entrate può avvalersi di una vasta gamma di dati per i suoi controlli incrociati, tra cui:

  • dichiarazioni dei redditi: le informazioni contenute nelle dichiarazioni dei redditi presentate dai contribuenti rappresentano la base fondamentale per i controlli incrociati;
  • Anagrafe dei conti correnti: l’Agenzia delle Entrate ha accesso ai movimenti sui conti correnti di tutti i contribuenti italiani, permettendo di verificare la coerenza tra le dichiarazioni dei redditi e le movimentazioni bancarie;
  • fatture elettroniche: l’obbligo di emissione e trasmissione telematica delle fatture elettroniche ha creato un enorme database di informazioni sulle transazioni commerciali, che l’Agenzia delle Entrate può utilizzare per individuare eventuali anomalie;
  • dati catastali: i dati relativi agli immobili posseduti dai contribuenti permettono di verificare la correttezza del reddito da fabbricati dichiarato;
  • altri dati: l’Agenzia delle Entrate può acquisire dati anche da altre fonti, come ad esempio il Registro delle Imprese, l’ACI o l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente.

Come funzionano i controlli incrociati?

L’Agenzia delle Entrate utilizza sofisticati software di analisi per incrociare i dati provenienti dalle diverse fonti che abbiamo appena elencato e individuare eventuali discrepanze o incoerenze. Ad esempio, il software potrebbe confrontare il reddito dichiarato da un contribuente con le spese sostenute tramite carta di credito o con il fatturato dichiarato dai suoi fornitori.

Annualmente l’Agenzia delle Entrate elabora le liste delle categorie di contribuenti da sottoporre ad accertamento, utilizzando criteri di rischio definiti dall’integrazione delle informazioni fornite dagli operatori finanziari con gli altri dati presenti in Anagrafe tributaria. Questo processo permette di focalizzare l’attività di controllo ordinario verso le posizioni considerate a più alto rischio di evasione, come illustrato dalla circolare 21/E/2022.

L’analisi del rischio consente di identificare i contribuenti sospetti, come quelli con incrementi patrimoniali significativi rispetto agli anni precedenti o con discordanze tra i compensi dichiarati e i flussi finanziari attivi. Questi dati possono rivelare, ad esempio, anomalie nel numero di accessi a cassette di sicurezza, nella frequenza di apertura o chiusura di rapporti finanziari, o un’elevata numerosità di conti correnti.

Cos’è l’Anagrafe dei conti correnti?

L’Anagrafe dei conti correnti (più tecnicamente detta “Archivio dei rapporti finanziari”) è una sezione speciale dell’Anagrafe tributaria: essa raccoglie dati relativi ai conti correnti e ad altri rapporti finanziari dei contribuenti. Questi includono i dettagli anagrafici del titolare e le movimentazioni contabili aggregate, come i saldi iniziali e finali e, per alcuni tipi di conto, il valore medio di giacenza annuale, oltre alle operazioni effettuate al di fuori dei rapporti continuativi con gli intermediari finanziari.

Istituito dall’articolo 7, comma 6, del Dpr 605/1973 e dall’articolo 11, comma 2, del D.L. 201/2011, l’archivio è diventato uno strumento determinante per le analisi di rischio dell’Agenzia delle Entrate. L’articolo 1, comma 682, della Legge 160/2019, ha introdotto l’uso di tecnologie avanzate per la “anonimizzazione” dei dati personali e per l’elaborazione di criteri di rischio. Queste tecnologie facilitano l’identificazione dei soggetti da sottoporre a controllo o da stimolare verso l’adempimento spontaneo delle obbligazioni fiscali.

Cosa succede se dai controlli incrociati emergono anomalie?

Nei casi in cui emergono incongruenze dai dati gestiti dai software del fisco, l’Agenzia delle Entrate può attivare controlli ordinari, come gli accertamenti analitici o induttivi, previsti rispettivamente dagli articoli 39 del Dpr 600/1973 e 54 del Dpr 633/1972. In situazioni più complesse, possono essere avviate indagini finanziarie, come specificato negli articoli 32 del Dpr 600/1973 e 51 del Dpr 633/1972. Queste indagini, che si basano su una presunzione legale relativa, permettono di considerare i versamenti (e per gli imprenditori anche i prelevamenti) come reddito non dichiarato, imponendo ai contribuenti l’onere della prova contraria.

 
Pubblicato : 18 Aprile 2024 15:45