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Che significa spese legali compensate

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(@angelo-greco)
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Cos’è la condanna alle spese processuali e cosa comporta la loro compensazione.

Hai letto, all’interno di una sentenza, la frase «spese legali compensate», ma non sai che vuol dire. Il tuo avvocato ti ha spiegato sinteticamente che dovrai pagare la sua parcella e che questa spesa non ti verrà rimborsata dall’avversario, ma non ti basta. Vuoi avere maggiori chiarimenti e capire quali implicazioni economiche comporterà per te tale decisione. Non temere: con linguaggio semplice e pratico, ricorrendo a qualche esempio, qui di seguito ti spiegheremo che significa “spese legali compensate” in modo che anche tu possa comprendere come funziona il mondo dei processi penali e delle cause civili. Ma procediamo per gradi.

Cosa succede alla fine di una casa?

Quando termina una causa, il giudice emette la sentenza.

La sentenza decide, oltre a chi ha torto e a chi ha ragione, quale parte debba sostenere le spese del giudizio: al contributo unificato ai diritti di cancelleria, dalle notifiche all’imposta di registro sulla sentenza, dagli onorari degli avvocati a quelli dei consulenti.

La regola vuole che tutti questi costi ricadano su chi perde la causa, anche quando la sua domanda è stata solo parzialmente accolta (si pensi a chi chiede un risarcimento di 100mila euro e invece gli vengono riconosciuti solo 50mila euro). Tale principio si chiama “soccombenza”: chi soccombe paga.

Ti potresti chiedere: chi perde la causa è obbligato a pagare anche la parcella dell’avvocato avversario? E se questi aveva concordato con il proprio cliente un onorario artificialmente alto al fine di gravare eccessivamente sulla parte soccombente?

La procedura non funziona in questo modo. È vero che chi perde deve rimborsare alla controparte i costi legali sostenuti per la propria difesa. Tuttavia, l’ammontare di tali oneri non è quello determinato dall’accordo privato tra l’avvocato e il suo assistito, ma si basa su una tariffa prefissata da un decreto ministeriale, il DM 55/2014. Pertanto, se l’avvocato avesse previsto una parcella superiore, la differenza rimarrebbe a carico del suo cliente.

In conclusione, se tu perdi una causa, dovrai effettivamente pagare anche l’onorario del legale del tuo avversario ma secondo i parametri prestabiliti dal DM che puoi conoscere già in anticipo.

La condanna alle spese processuali non copre solo l’onorario dell’avvocato di controparte ma tutte le spese del giudizio quali:

  • contributo unificato: è l’imposta versata all’inizio della causa per accedere alla giustizia (se la parte soccombente è proprio l’attore, colui cioè che ha avviato il processo, non otterrà rimborsi);
  • spese di notifiche degli atti processuali alle controparti, semmai sostenute;
  • imposta di registro che deve essere obbligatoriamente versata per registrare la sentenza una volta che il processo è finito;
  • onorario del CTU, il consulente tecnico d’ufficio nominato dal giudice.

Chi ha il gratuito patrocinio deve pagare le spese processuali?

È importante che tu sappia – poiché è frequente cadere nell’equivoco – cosa succede se la parte sconfitta aveva il gratuito patrocinio in quanto rientrante nei limiti di reddito previsti dalla legge. Costei, come certamente saprai, non deve pagare né il proprio avvocato, né i costi vivi del giudizio: tali spese sono infatti a carico dello Stato. Tuttavia, in caso di propria soccombenza, dovrà pagare le spese processuali all’avversario. Questo perché il gratuito patrocinio non giustifica l’avvio o la prosecuzione di cause infondate.

Il punto però è che, se chi è ammesso a tale beneficio è sostanzialmente “povero”, sarà difficile per l’avversario recuperare gli importi della condanna giudiziale.

Che significa spese legali compensate?

Come tutte le regole, anche quella della soccombenza ha le sue eccezioni. Tale eccezione si chiama compensazione delle spese processuali. In alcuni casi, infatti, il giudice può porre, a carico di ciascuna parte, le spese da questa sostenute per il processo. In pratica, nessuna parte ottiene rimborsi dall’avversario.

Così, ad esempio, se una persona ha dovuto pagare tremila euro al proprio avvocato e 400 euro di spese vive, questa alla fine del processo non potrà recuperare tali importi dalla controparte.

È chiaro che una decisione del genere va a svantaggiare soprattutto l’attore che è colui che sostiene i principali oneri del processo (essendo a suo carico il contributo unificato e le notifiche).

Quanto al CTU, di solito l’onere della sua parcella è a carico di chi ha chiesto al giudice la sua nomina.

Quindi, in sintesi, “spese legali compensate” significa che nessuno deve pagare l’avvocato dell’avversario e gli oneri per il processo da questo sostenuti. Sicché le spese che ogni parte ha dovuto sopportare per la propria difesa restano a suo carico.

Quando c’è la compensazione delle spese legali?

La legge prevede la compensazione delle spese legali solo in casi eccezionali. Eccoli:

  • soccombenza reciproca: si verifica quando entrambe le parti del processo ottengono un parziale accoglimento delle proprie domande. In tal caso, il giudice può compensare le spese legali in tutto o in parte, in proporzione al grado di soccombenza di ciascuna parte;
  • novità assoluta della questione: si verifica quando la controversia verte su una questione giuridica mai affrontata prima dai tribunali:
  • mutamento della giurisprudenza su una questione dirimente: si verifica quando, in corso di causa, l’orientamento della Cassazione su una norma determinante per decidere la controversia, muta radicalmente così sovvertendo le sorti del giudizio;
  • gravi ed eccezionali ragioni: il giudice può compensare le spese legali anche per ulteriori ragioni non specificate dalla legge, purché gravi e adeguatamente motivate.
 
Pubblicato : 21 Maggio 2024 08:15