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Aggressione verbale contro un insegnante: è reato?

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(@mariano-acquaviva)
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Sono un docente; sono stato vittima di aggressione verbale da parte dei genitori di un alunno in occasione di un colloquio nell’aula scolastica dove insegno, in presenza di due colleghi. A causa di questo episodio sono in malattia perché soffro di attacchi di panico. Posso sporgere querela?

Gli insulti e le denigrazioni non costituiscono più reato, se la vittima è presente ed è in grado di difendersi.

Quanto detto non vale per i pubblici ufficiali in servizio: l’onore e il prestigio di costoro non possono mai essere lesi, se ci si trova in un luogo pubblico o aperto al pubblico e se ci sono altre persone che assistono.

In ipotesi del genere si integra il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

Il delitto è perseguibile d’ufficio, nel senso che chiunque può denunciarlo, anche una persona diversa dalla vittima.

Nel caso di specie, sembra configurarsi il reato in questione in quanto il docente è stato costretto a subire le denigrazioni e le offese dei genitori per un tempo molto lungo e in presenza di altri pubblici ufficiali.

La scuola, poi, deve ritenersi un luogo aperto al pubblico: sussiste quindi anche quest’ulteriore elemento a corroborare quanto appena detto.

Non ci sono dubbi, inoltre, sul fatto che l’insegnante si trovasse in servizio e svolgesse un’attività propria della sua attività: anche i colloqui con i genitori fanno parte, infatti, dei doveri tipici dei docenti.

La denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale può essere sporta senza limiti di tempo, non trattandosi di reato procedibile a querela di parte.

Nella denuncia occorre necessariamente indicare la presenza dei testimoni: in loro assenza, infatti, il reato non si potrebbe nemmeno configurare, in quanto occorre necessariamente che il fatto sia avvenuto in presenza almeno di altre due persone.

All’interno del procedimento penale la vittima può costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento dei danni patiti.

Qualora il pubblico ministero ritenesse di archiviare il caso non ravvisando gli estremi del delitto in questione, sarebbe sempre possibile agire in sede civile, citando i genitori responsabili al fine di ottenere il risarcimento.

A partire dal 2016, infatti, l’ingiuria non costituisce più reato ma un illecito civile che può comportare la condanna al pagamento dei danni e a una somma a favore delle casse delle ammende dello Stato.

 
Pubblicato : 9 Marzo 2024 07:00