forum

La «Bibbiano svedes...
 
Notifiche
Cancella tutti

La «Bibbiano svedese» dietro la strage di Bruxelles

1 Post
1 Utenti
0 Reactions
19 Visualizzazioni
(@enrico-varrecchione)
Post: 10
Eminent Member Registered
Topic starter
 

Sembra quasi uno sciagurato destino quello dello Stadio Re Baldovino di Bruxelles, più tristemente noto nella memoria collettiva italiana come Heysel, ovvero essere associato a tragedie frutto della cieca violenza umana. Questa volta, a differenza del 1985, è stato più sicuro rimanervi dentro, almeno per i settecento tifosi svedesi che si erano recati alla partita contro i padroni di casa del Belgio, lo scorso 16 ottobre.

Questo perché prima del match, l’estremista islamico Abdesalem Lassoued ha deliberatamente scelto il suo bersaglio in due tifosi della nazionale scandinava. Almeno uno dei due uomini uccisi, di sessanta e settant’anni, indossava una maglietta giallo-blu, rendendosi riconoscibile. La notizia dell’attentato ha raggiunto lo stadio mentre si stava concludendo il primo tempo della partita e i dirigenti delle due federazioni, in accordo con i giocatori, hanno deciso di sospendere la partita.

In quel momento, con il killer ancora in circolazione e la sua stessa testimonianza sui social media in cui aveva dichiarato l’uccisione di due cittadini svedesi, è diventato necessario proteggere i supporter della squadra ospite. Alcuni sono rimasti all’interno dello stadio fino a notte fonda, per poi essere scortati fuori dalle forze dell’ordine.

L’uomo, arrivato in Italia a Lampedusa nel 2011, aveva vissuto in Svezia fra il 2013 e il 2014 nell’area di Göteborg e lì è stato arrestato per possesso di cocaina. Non è chiaro se Lassoued abbia agito in ritorsione all’espulsione subìta in seguito alla condanna, ma è molto probabile che il suo comportamento sia legato a due elementi che hanno compromesso il rapporto fra la Svezia e una parte del mondo islamico, in particolare dopo l’analisi della sua attività social da parte degli inquirenti.

Il primo, probabilmente il più noto alle cronache internazionali, è la frequenza con cui si sono verificate proteste di natura anti-islamica di fronte a moschee o ambasciate di Paesi a maggioranza musulmana, su tutti la Turchia.

Inizialmente, le dimostrazioni erano portate avanti da individui vicini all’estrema destra nordica come Rasmus Paludan (uno che, tanto per inquadrare il personaggio, avrebbe contattato minorenni in chat a sfondo sessuale), successivamente anche dall’integralista cristiano di origine irakena Momika Salwan.

Queste gesta, oltre a essere a lungo utilizzate dalla Turchia per opporsi all’ingresso di Stoccolma nella Nato, hanno causato gravi incidenti a Bagdad, dove è stata attaccata la sede diplomatica svedese.

Il secondo elemento è emerso progressivamente a ridosso della campagna elettorale dello scorso anno, portata avanti dal Partito Nyans, una formazione politica che ha ottenuto un consenso piuttosto ristretto nelle periferie delle grandi città, composte in maggioranza da persone di origine straniera.

Il suo leader, Mikail Yuksel, era stato espulso dal Partito di Centro a causa della sua appartenenza ai Lupi Grigi, l’organizzazione terroristica turca di cui era membro anche l’attentatore di Giovanni Paolo II, Ali Agca. Uno scandalo simile aveva coinvolto l’ex ministro per l’urbanistica Mehmet Kaplan, dei Verdi, nel 2016.

Si tratta di una notizia, spesso ricondivisa nei canali social di ispirazione islamista, secondo la quale i servizi sociali svedesi avrebbero come obiettivo quello di rimuovere i bambini dalla custodia di famiglie di fede musulmana, un’accusa respinta lo scorso inverno dalla neoministra per i servizi sociali, Camilla Waltersson Grönvall, del Partito Moderato

«La legge svedese non discrimina nessun genere o religione – ha detto Waltersson Grönvall –, né rapisce nessun bambino. I servizi sociali sono la massima forma di protezione, per questo ogni campagna di disinformazione è inaccettabile, come è inaccettabile che poliziotti e assistenti sociali siano soggetti a violenza, minacce e molestie a causa del proprio lavoro».

Si tratta di un caso che per risonanza è equiparabile a quanto accaduto in Italia con Bibbiano, fatta salva l’assenza di indagini o segnalazioni di abusi da parte delle autorità giudiziarie svedesi. Quanto c’è di vero in quanto sostenuto dai canali integralisti?

La ricercatrice dell’Università di Karlstad, Birgitta Persdotter, ha svolto nel 2022 un lavoro dal titolo «Come vengono riportate dai servizi sociali le testimonianze dei bambini gravemente esposti?», dal quale emerge come, in generale, le famiglie di origine non occidentale corrispondano al 9,7 percento dei casi studiati e al 14,1 percento dei casi in cui è stato ritenuto necessario l’intervento dei servizi sociali.

Questa discrepanza, peraltro minoritaria rispetto all’ambito complessivo, è stata così chiarita dalla stessa Persdotter al quotidiano Aftonbladet, nell’ambito di un precedente lavoro di ricerca svolto sul tema: «Una spiegazione che è emersa dai colloqui con gli assistenti sociali è che hanno notato una forte resistenza e una paura nei confronti dei servizi sociali e delle istituzioni. Un fattore ulteriore è legato al fatto che le famiglie di origine straniera spesso abbiano una visione diversa dei bambini e dell’utilizzo della violenza come disciplina, specialmente per quanto riguarda i giovani di sesso maschile».

Immediatamente dopo la strage di Bruxelles, il Primo Ministro svedese Ulf Kristersson si è recato sul luogo dell’attentato. «In epoca moderna, la Svezia non è mai stata sotto una minaccia così grande come oggi», ha riferito il premier. «Dobbiamo difendere la nostra società democratica e aperta. Non dobbiamo essere noi a cambiare le nostre attitudini per colpa dei terroristi».

Molto più cupo il commento del commissario tecnico della nazionale, Janne Andersson, che poche ore prima aveva attraversato il centro di Bruxelles assieme ai suoi giocatori: «Non mi mostrerò più in pubblico con la divisa della nazionale», ha esordito Andersson. «Da un lato, non indossandola, si fornisce una ragione agli assassini, ma dall’altra parte mi chiedo se bisogna rimetterci la vita per questo. Sono domande molto difficili», ha concluso l’allenatore.

 
Pubblicato : 1 Novembre 2023 05:45