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Quanto tempo ho per pagare dopo aver perso una causa?

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I termini del pagamento della condanna contenuta nella sentenza e delle spese processuali: cosa succede se non si paga?

Affrontare le conseguenze economiche dopo una sconfitta in un processo è una preoccupazione comune. Molte persone si chiedono: “Quanto tempo ho per pagare dopo aver perso una causa? Quali sono i termini per il pagamento delle spese processuali e del risarcimento dopo una sentenza sfavorevole? È possibile richiedere una dilazione di pagamento a rate? Quali sono le implicazioni di un mancato pagamento tempestivo? Queste domande emergono frequentemente dopo la notifica di una sentenza di condanna.

In situazioni del genere, è cruciale conoscere le tempistiche previste dalla legge per adempiere a tali obbligazioni finanziarie e comprendere quali azioni può intraprendere il creditore in assenza di pagamento. Infatti, la legge italiana stabilisce procedure specifiche che il creditore deve intraprendere prima di poter avviare azioni esecutive come il pignoramento di beni immobili, il blocco di conti correnti o la trattenuta su stipendi e pensioni.

In questo articolo ci occuperemo di chiarire quanto tempo si ha per pagare dopo aver perso una causa; esploreremo in dettaglio le scadenze e le opzioni a disposizione dei debitori, fornendo una guida essenziale per navigare le complessità legali post-sentenza e prevenire conseguenze indesiderate come il pignoramento. Ma procediamo con ordine.

Cosa succede dopo aver perso una causa?

Sbaglia chi crede che, il giorno dopo il deposito della sentenza di condanna in cancelleria, il creditore busserà subito alla propria porta per esigere il pagamento o potrà pignorargli il conto corrente bancario. Prima che ciò avvenga la legge prevede degli adempimenti che servono per dare il tempo al debitore di pagare bonariamente e impedire effetti negativi sul proprio patrimonio.

Pertanto, dopo che la sentenza è stata emessa e la cancelleria ne ha dato comunicazione agli avvocati difensori tramite l’inoltro della stessa sulle rispettive caselle PEC, il creditore è tenuto a notificare la sentenza:

  • all’avvocato del debitore: da tale adempimento decorre il termine per fare ricorso contro la sentenza;
  • alla parte personalmente (ossia il debitore) per renderla personalmente edotta della condanna e consentirle così di adempiere, nel caso in cui il suo avvocato non sia altrettanto tempestivo a fornire tale comunicazione.

Dunque, possiamo così sintetizzare gli effetti di tale adempimento:

  • se la notifica della sentenza viene fatta all’avvocato di chi ha perso la causa, ciò ha come unico effetto quello di far decorrere il termine dopo il quale non è più possibile fare appello (30 giorni, salvo la pausa estiva) o ricorso per Cassazione (60 giorni salvo la pausa estiva);
  • se, invece, chi ha vinto il giudizio intende agire in esecuzione forzata contro chi ha perso (per esempio, con un pignoramento dei beni) dovrà per forza notificare la sentenza alla residenza di quest’ultimo. Non è quindi sufficiente la notifica all’avvocato (ma ad essa si può ovviamente aggiungere).

Che succede se non pago dopo la notifica della sentenza?

Il creditore spera che, con la notifica della sentenza, il debitore paghi bonariamente o quantomeno contatti l’avvocato di controparte per un conteggio preciso delle somme dovute.

Ma se ciò non dovesse avvenire, il creditore deve notificare un secondo atto: l’atto di precetto. Questo è una sorta di ultimatum, anch’esso consegnato – come la sentenza di condanna – dall’ufficiale giudiziario o tramite il servizio postale (ma con le buste verdi tipiche degli atti giudiziari).

Il precetto chiaramente contiene un ulteriore aggravio di spese legali, quelle dovute appunto per la realizzazione di tale ulteriore atto. Pagare prima della sua notifica significa quindi poter risparmiare qualcosa.

Il precetto dà al debitore un termine di 10 giorni per pagare, con avvertimento che, in caso contrario, si procede al pignoramento.

Il precetto ha un’efficacia di 90 giorni. Questo significa che, se entro il 90mo giorno dal suo ricevimento, il creditore non ha proceduto con il pignoramento, è necessaria la notifica di un nuovo atto di precetto.

Spesso succede però che sentenza e precetto siano notificati insieme, l’uno spillato all’altro. Una soluzione di questo genere, rimessa alla volontà del creditore, non lascia molto tempo al debitore per pagare, avendo solo 10 giorni di tempo dal ricevimento di tali due atti.

Che succede se non pago dopo l’atto di precetto?

A questo punto, se il debitore non paga neanche dopo l’atto di precetto, il creditore potrà procedere al pignoramento (come detto non oltre 90 giorni da detta notifica).

Sarà il creditore a scegliere se avviare un pignoramento mobiliare, immobiliare o presso terzi (ossia degli stipendi, pensioni, conti correnti, canoni di locazione, ecc.).

In sintesi: quanto tempo passa dalla sentenza per pagare?

Non esiste un termine prestabilito dalla legge per pagare una condanna derivante da una sentenza.

Il termine scatta solo dopo la notifica degli atti che abbiamo appena visto (sentenza e precetto). Ma, in realtà, il creditore potrebbe procedere a tali notifiche anche dopo molto tempo dall’emissione della sentenza. La legge infatti prevede un termine di prescrizione di 10 anni per tutti gli obblighi derivanti da atti giudiziali. Senza contare che una lettera di diffida o la stessa notifica del precetto interrompono la prescrizione e fanno decorrere nuovamente da capo il termine decennale.

Proprio per questo non è possibile stabilire in anticipo quanto tempo ha il debitore per pagare la somma. Tutto dipende, appunto, da quando il creditore intende notificargli l’atto di precetto.

Peraltro, i termini dopo la notifica del precetto potrebbero allungarsi perché la legge consente al creditore di interrogare l’Anagrafe Tributaria per individuare i beni del debitore da pignorare, adempimento questo che richiede la previa autorizzazione del Presidente del Tribunale. Dunque la stessa ricerca dei redditi o del patrimonio (mobiliare o immobiliare) del debitore ha dei tempi che potrebbero prolungare l’avvio del pignoramento.

Che succede se non posso pagare?

È verosimile che il creditore sappia già se ha dinanzi un nullatenente o meno. Proprio infatti la consultazione dell’Anagrafe Tributaria gli consente di sapere se questi percepisce redditi di lavoro, ha conti correnti, immobili o altri patrimoni da aggredire.

In tali casi il creditore non potrà agire o, se lo farà, non sortirà alcun effetto.

Ricordiamo però, a scanso di equivoci, che la prima casa può essere pignorata (il divieto vale solo per l’Agente per la Riscossione esattoriale), anche se all’interno vi sono minori, anziano i disabili.

Il pagamento rateizzato

Quanto alla possibilità di chiedere un pagamento rateale, non vi sono limiti. Ovviamente, bisognerà concordarlo con chi ha vinto il giudizio, poiché tutto passa per un accordo tra le parti. È bene che tale accordo venga redatto per iscritto.

Per quanto tempo la sentenza dà diritto ad agire contro il debitore?

Come anticipato, il termine di prescrizione del credito è di 10 anni e può essere interrotto e fatto decorrere da capo con qualsiasi forma di intimazione di pagamento.

Ma per questo argomento rinviamo a un articolo più completo: La prescrizione della condanna in sentenza: per quanto tempo si può agire contro il debitore?.

 
Pubblicato : 16 Febbraio 2024 08:21