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Padre manesco può aver l’affidamento del figlio?

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(@angelo-greco)
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L’ex coniuge o compagno che usa violenza nei confronti della madre non ha diritto a riconoscere il figlio e all’affidamento.  

Ogni bambino ha diritto a mantenere rapporti affettivi solidi, costanti e duraturi con entrambi i genitori quando questi si separano. È il cosiddetto «diritto alla bigenitorialità» che, se anche non previsto espressamente dalla nostra Costituzione, i giudici lo fanno rientrare nei principi generali del nostro ordinamento. Tuttavia non sempre le cose vanno per il verso giusto e quando un genitore si macchia di comportamenti gravi ai danni dell’altro, come le violenze e i maltrattamenti familiari, quest’ultimo fa di tutto per togliergli il bambino e non vederlo più.

È frequente la porsi la seguente domanda: il padre manesco può avere l’affidamento del figlio? La questione si pone anche con riferimento al diritto del genitore a riconoscere il figlio minore dopo la sua nascita, figlio evidentemente avuto da una donna che non era sua moglie ma la semplice compagna. 

Quest’interrogativo è stato di recente posto alla Cassazione che, salomonicamente, ha fornito una decisione [1] volta a bilanciare, l’interesse del genitore a fare il genitore con l’interesse del figlio a vivere in un ambiente sano, che non pregiudichi la sua crescita, emotività e stabilità psichica.  

Partiamo però dalle regole che disciplinano tale materia.

Il riconoscimento del figlio da parte del padre manesco

Per riconoscere un figlio con almeno 14 anni è sempre necessario il consenso del figlio stesso. 

Se invece il figlio ha meno di 14 anni, è necessario il consenso dell’altro genitore che ha già effettuato il riconoscimento ossia verosimilmente la madre. Ciò significa che la madre (la quale, di norma, ha già riconosciuto il suo bambino al momento del parto) può opporsi al riconoscimento del figlio da parte del padre. Ma ciò può avvenire solo per valide ragioni. Ciò che conta, infatti, è il superiore interesse del figlio.

Dunque, in caso di conflitto tra i due genitori (con il padre che vorrebbe riconoscere il figlio e la madre che si oppone), la decisione spetta al giudice. Sarà il padre a fare ricorso in tribunale per far sì che il magistrato lo autorizzi a effettuare il riconoscimento. 

Ebbene, che fa il giudice dinanzi alle prove di un uomo manesco con l’ex partner? La giurisprudenza ha sempre detto che i rapporti tra i genitori non rilevano nella decisione sui rapporti che questi dovranno avere con i figli. Come dire: un uomo che non ha rispettato la propria compagna o moglie potrebbe essere un ottimo padre. Salvo ovviamente comportamenti talmente gravi da far ritenere pregiudizievole per il figlio la sua presenza. 

La Cassazione ha spiegato che, in questi casi, se un genitore rifiuta il consenso al riconoscimento del figlio da parte dell’altro genitore, è necessario che il giudice effettui un bilanciamento tra il diritto di chi vuole riconoscere il figlio e l’interesse del minore a non subire una compromissione della propria salute mentale e fisica.

Per fare ciò, il giudice deve effettuare una valutazione che consideri se ci sia un grave pregiudizio per il minore derivante dall’acquisto dello status genitoriale e se questo pregiudizio sia superiore al disagio psicologico causato dalla mancanza o dalla non conoscenza di un genitore. Tale valutazione tiene conto non solo dell’esercizio concreto della responsabilità genitoriale, ma anche di altri fattori che possono influire sullo sviluppo del minore.

In sintesi, la decisione della Corte di Cassazione sottolinea l’importanza di effettuare un bilanciamento tra i diritti soggettivi dei genitori e l’interesse del minore, per garantire che non venga compromesso il suo sviluppo psicofisico in alcun modo.  

L’ex partner manesco potrebbe dunque essere autorizzato a riconoscere il figlio naturale se il giudice ritiene che possa essere un genitore valido. E ciò ad esempio succede quando il suo modo di esprimere la violenza non sia frutto di un animo cattivo ma di un retaggio culturale e ambientale di cui non ne ha colpa. 

Il genitore manesco può avere l’affidamento del figlio?

Le stesse argomentazioni appena tracciate si possono ripetere specularmente anche per quanto concerne l’affidamento del figlio minore e il diritto di visita in favore del padre. Anche in questi casi la Cassazione ha detto che, salvo ipotesi di estrema gravità che potrebbero cozzare con il superiore interesse del minore, anche un genitore violento deve poter imparare a fare il padre e a prendersi le sue responsabilità. Egli ha quindi il diritto-dovere di ottenere l’affidamento del figlio. 

Ne avevamo già parlato nell’articolo Un marito violento con la moglie può avere l’affidamento dei figli?

Secondo la giurisprudenza, il comportamento violento di un marito nei confronti della moglie non è automaticamente indicativo di una non idoneità come genitore. Pertanto, il giudice deve valutare attentamente la situazione prima di prendere una decisione riguardo l’affidamento dei figli. 

La regola generale è che entrambi i genitori debbano condividere l’affidamento dei figli (è il cosiddetto affidamento condiviso), a meno che non sia dimostrato che uno di loro rappresenti un pericolo per i bambini a causa della sua natura aggressiva e violenta. In questo caso, può essere richiesto un affidamento esclusivo al genitore che non rappresenta una minaccia per i figli. 

È importante sottolineare che il giudice deve valutare attentamente la situazione e prendere una decisione che sia nell’interesse superiore dei bambini.

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Pubblicato : 24 Febbraio 2023 12:00