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Cosa rientra nella diffamazione?

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(@angelo-greco)
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Il concetto di diffamazione è molto ampio perché non compre solo le parolacce ma anche le offese alla reputazione professionale, personale o morale.

Nell’era digitale, dove le parole viaggiano alla velocità della luce attraverso i social media e le piattaforme online, comprendere cosa rientra nella diffamazione è diventato cruciale. Non poche persone, infatti – specie quelle suscettibili – non se lo fanno ripetere due volte e sporgono querela dinanzi a un’offesa sopra le righe.

È bene sapere che il concetto di diffamazione va ben oltre il semplice uso di parolacce; abbraccia un’ampia gamma di espressioni (a volte semplici gesti muti) che possono ledere la reputazione professionale, personale o morale di un individuo. In questo articolo, esploreremo in dettaglio i contorni di questa definizione legale, evidenziando come le offese possano assumere diverse forme e quali siano le implicazioni per chi le pronuncia o le scrive. Dal linguaggio dispregiativo alle insinuazioni sottili, capiremo insieme cosa si nasconde dietro al termine “diffamazione” e come navigare in sicurezza nel delicato equilibrio tra libertà di espressione e rispetto altrui.

Condizioni per la diffamazione

Affinché si possa parlare di diffamazione sono necessari quattro requisiti:

  • bisogna essere offensivi, eccedendo i limiti della critica;
  • bisogna riferirsi a un soggetto specifico o a un gruppo chiuso e limitato;
  • bisogna rivolgersi ad almeno due persone (o anche più);
  • al momento in cui viene proferita la diffamazione, la vittima deve essere assente.

È bene chiarire meglio tali concetti.

Differenza tra critica e diffamazione

Del primo requisito abbiamo già ampiamente parlato nell’articolo Dare del bugiardo è reato? In buona sostanza, la critica è quella che non mira a svilire e insultare il suo autore: è quella rivolta a dissentire dalle altrui idee in modo pagato, senza però dare un giudizio sulla persona, sulle sue qualità o mettendone in discussione la moralità o la professionalità.

La diffamazione scatta quando l’obiettivo di chi agisce è un attacco gratuito all’altra persona.

Le insinuazioni sono diffamazione?

Le insinuazioni, anche se sottili, possono talvolta nascondere allusioni pesanti. Ad esempio dire che un soggetto è “colluso”, senza dire “con chi”, è certamente diffamazione: la collusione difatti è un termine che viene usato per riferirsi ad ambienti criminosi.

Tuttavia, non tutte le allusioni sono sufficienti a costituire una diffamazione. La legge richiede che l’offesa alla reputazione sia immediatamente evidente e indiscutibile agli occhi dell’individuo medio, altrimenti l’atto non è considerato illecito.

Il criterio di valutazione si basa sulla percezione comune dell’individuo medio. Se un’affermazione o un’allusione non è chiaramente interpretata come offensiva da una persona media, non si configura come diffamazione. Questo principio è stato ribadito dalla sentenza n. 4563 della sezione Quinta della Cassazione, pubblicata il 1° febbraio 2024.

Le intenzioni dell’autore di una dichiarazione possono essere escluse dalla considerazione se il contenuto pubblicato non implica direttamente comportamenti illeciti o gestioni inappropriate. La recente sentenza ha chiarito che il diritto penale si concentra sull’atto di espressione concreta, non sulle intenzioni sottese.

Quali espressioni rientrano nella diffamazione?

Come anticipato in apertura, la diffamazione non scatta solo in presenza di parolacce ma anche di parole di uso comune come “incompetente”, “pagliaccio”, raccomandato”, “buffone”, “bugiardo”, “ignorante”. Ovviamente a maggior ragione è diffamazione dire di una persona che è “imbroglione”, “fuffologo”, “cazzaro” ed altre colorite espressioni che la pratica quotidiana ci insegna.

A chi si deve riferire la diffamazione?

La diffamazione può riferirsi a un soggetto come a un gruppo determinato di persone.

Non è necessario fare nome e cognome della vittima se alla sua identità si può facilmente risalire. Ad esempio, dire che i vincitori del concorso interno a una determinata amministrazione sono palesemente raccomandati, senza indicare chi sono, è diffamazione. È diffamazione parlare di un soggetto, senza indicarne le generalità, ma poi pubblicando la foto o le frasi da questi espresse su un proprio post.

È diffamazione rivolgersi ai membri di una associazione, senza indicarne i nomi.

Con quante persone si può parlare per aversi diffamazione?

La diffamazione scatta quando si parla con almeno due persone. Se si scrive su internet scatta la diffamazione aggravata.

È possibile cadere nella diffamazione anche quando:

  • si offende una persona in presenza di solo di un individuo se si è consapevoli che questi riferirà il fatto a terzi contribuendo a diffonderlo;
  • si espone il medesimo fatto offensivo a più persone ma in contesti temporalmente diversi (ad esempio, prima a una persona e poi a un’altra) a condizione che l’espressione sia identica o comunque similare.

È diffamazione nelle chat o in un gruppo?

Se una persona offende un’altra all’interno di una chat in cui questa è presente si configura diffamazione se la vittima non è connessa nel momento in cui viene inviato il messaggio offensivo (non importa se risulta online pochi secondi dopo, alla vista dell’avviso).

Allo stesso modo, la replica offensiva a un post su un social è diffamazione se, in quel momento, il destinatario dell’offesa è offline.

 
Pubblicato : 2 Febbraio 2024 07:45