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Come funziona la successione per rappresentazione

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(@angelo-greco)
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Cosa succede se, quando una persona muore, il suo erede è morto già prima o se invece rinuncia all’eredità?

Nel mondo del diritto di successione, un concetto spesso misconosciuto ma fondamentale è quello della “successione per rappresentazione“. Di cosa si tratta, a quali soggetti si applica e con quali limiti? Questo articolo si propone di spiegare in termini semplici e diretti come funziona la successione per rappresentazione, chiarificandone le regole e le eccezioni.

Che cos’è la successione per rappresentazione?

La successione per rappresentazione è un meccanismo legale che consente a determinate persone (i cosiddetti rappresentanti) di ereditare al posto di un loro antenato (il rappresentato) che non può o non desidera accettare l’eredità. Questa situazione si verifica, ad esempio, quando un figlio o un fratello del defunto non accetta l’eredità o è deceduto prima del testatore, permettendo così ai loro discendenti di subentrare.

L’istituto opera sia in assenza di testamento (cosiddetta successione legale), sia con testamento (successione testamentaria).

Scopo di tale meccanismo è di riconoscere ai discendenti, di norma eredi del rappresentato, di subentrare nel diritto successorio spettante al loro ascendente che non ha potuto o voluto succedere.

Chi può essere rappresentato in una successione?

I soggetti che possono essere rappresentati sono specificatamente definiti dalla legge e includono soltanto:

  • i figli (sia legittimi che adottivi);
  • i fratelli e/o le sorelle del defunto.

Il numero dei soggetti rappresentanti è “chiuso”: pertanto tale regola non si applica ad altri eredi: coniugi e nipoti, ad esempio, non rientrano in questa categoria.

La Corte di Cassazione ha più volte ribadito tale interpretazione restrittiva.  Pertanto, al coniuge del de cuius – si veda, da ultimo, Cass. 5509/2012 – è stata esclusa la possibilità di essere riconosciuto come rappresentato. Secondo la Corte Costituzionale, ciò non costituisce una violazione al principio di uguaglianza.

In quali casi si attiva la rappresentazione?

La rappresentazione si attiva in due casi specifici:

  • quando i figli o i fratelli del defunto sono deceduti prima di lui,
  • quando hanno rinunciato all’eredità.

La rappresentazione tuttavia può operare anche in caso di prescrizione del diritto di accettazione in assenza di rinuncia espressa.

L’omessa menzione, tra i rappresentati, dei fratelli e delle sorelle naturali consente di ammettere l’operatività della rappresentazione solo in presenza di un vincolo di parentela legittima in linea collaterale. Manca, infatti, nell’ordinamento una norma che equipari generalmente la parentela naturale a quella legittima e quindi la prima viene in rilievo solo dove espressamente disciplinata.

Chi sono i rappresentanti in una successione?

I rappresentanti sono i discendenti legittimi e naturali dei rappresentati. Il rappresentante deve essere legato da rapporto di parentela con il rappresentato, e non con il de cuius, rispetto al quale può anche essere un estraneo (il figlio naturale del fratello legittimo del de cuius, infatti, non ha alcun legame di parentela legittima con quest’ultimo).

Cosa prevale tra rappresentazione e sostituzione?

Potrebbe succedere però che, in presenza di un testamento, il testatore abbia già disposto un soggetto “alternativo” a cui lasciare la quota di eredità spettante a un erede qualora questi sia già morto o rinunci all’eredità. Questo fenomeno si chiama sostituzione.

Ebbene, nelle successioni, la sostituzione prevale sulla rappresentazione. Il testatore quindi può impedire la rappresentazione nominando direttamente l’erede e il sostituto. La rappresentazione ha luogo solo se il testatore non ha predisposto una sostituzione specifica.

Pertanto, la pianificazione patrimoniale e successoria diviene fondamentale per una corretta impostazione del passaggio generazionale in cui il testamento assume un ruolo determinante. In questo caso, per poter assicurare la permanenza del patrimonio all’interno della stirpe e ‘forzare’ l’applicazione della rappresentazione è fondamentale predisporre una specifica disposizione testamentaria.

Limiti alla rappresentazione in presenza di diritti personali

La successione per rappresentazione non opera in presenza di diritti personali, come il diritto di usufrutto. Pertanto se il rappresentato muore prima, il diritto si estingue. La rappresentazione, basata sulla presunta volontà del testatore di trasferire l’eredità ai discendenti del rappresentato, entra in conflitto con il carattere personale di tali diritti.

Quali sono gli effetti pratici della rappresentazione?

Nonostante il rappresentante succeda direttamente al defunto, egli si colloca nella posizione ereditaria che sarebbe stata del rappresentato. Ciò significa che eredita ciò che avrebbe ricevuto il rappresentato e deve considerare le donazioni o i legati beneficiati dal rappresentato stesso. Il rappresentante può anche agire per la riduzione della quota di riserva se l’ascendente è stato pretermesso o se la sua quota è stata lesa.

La rappresentazione si estende all’infinito?

La rappresentazione non ha limiti di grado e può estendersi all’infinito, indipendentemente dal grado di parentela o dal numero di discendenti in ciascuna stirpe, come previsto dall’articolo 469, comma 1, del codice civile. Questo rappresenta un’eccezione alla regola generale che limita la successione ai primi sei gradi di parentela. Ad esempio, se un testatore nomina erede universale una sorella che non può o non vuole accettare l’eredità, i figli, nipoti e pronipoti di questa sorella possono ereditare per rappresentazione, anche se superano il sesto grado di parentela.

Successione e divisione per stirpi

Un aspetto cruciale della rappresentazione è la successione per stirpi, non per capi. In questo meccanismo, i rappresentanti “entrano” nel grado del rappresentato, indipendentemente dal loro numero e dal grado di parentela. La quota ereditaria si divide quindi per stirpi all’interno di ciascun ramo. Ad esempio, se il defunto lascia due figli, Tizio e Caio, con rispettivamente tre e due figli ciascuno, e se Tizio e Caio rinunciano all’eredità, la rappresentazione scatta. Se uno dei figli di Tizio rinuncia a sua volta, la sua quota si distribuisce solo tra i rimanenti figli di Tizio, non quelli di Caio. L’eredità si divide quindi in due parti, corrispondenti alle due stirpi, e non in cinque, quante sono le persone. Ogni stirpe suddivide poi l’eredità tra i suoi membri.

La rappresentazione si verifica anche in casi di unicità di stirpe. Ciò assicura che il rappresentante, ereditando al posto del rappresentato, debba considerare le donazioni e i legati ricevuti dall’ascendente.

Se i discendenti del defunto succedessero per successione legittima anziché per rappresentazione, potrebbero evitare di conferire le donazioni ricevute dall’ascendente, potenzialmente danneggiando altri eredi legittimi. La rappresentazione garantisce dunque un equilibrio nella distribuzione dell’eredità e protegge gli interessi di tutti gli eredi.

 
Pubblicato : 14 Dicembre 2023 12:15