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Chi commette un reato perde la pensione?

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(@mariano-acquaviva)
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Chi è stato condannato alla detenzione per aver commesso reati particolarmente gravi perde il diritto a percepire l’invalidità e l’accompagnamento?

La condanna penale non comporta solo la possibilità di scontare la pena in carcere ma anche di subire ulteriori conseguenze. La legge, infatti, accanto alla pena principale (costituita solitamente dalla reclusione o dall’arresto) ha previsto alcune sanzioni accessorie che si applicano automaticamente all’imputato per il solo fatto di essere stato riconosciuto colpevole. È in questo contesto che si inserisce il seguente quesito: chi commette un reato perde la pensione?

In effetti, la famosa legge Fornero [1] ha previsto la revoca automatica di determinate prestazioni sociali e previdenziali alle persone condannate, in via definitiva, per reati di particolare allarme sociale. Questo significa che una condanna penale può davvero comportare la perdita della pensione? Approfondiamo la questione.

Cosa sono le pene accessorie?

Le pene accessorie sono tutte quelle che vengono applicate automaticamente a seguito di una condanna penale, senza che esse siano stabilite espressamente dal giudice all’interno della propria sentenza.

In altre parole, mentre le pene principali (arresto, reclusione, ergastolo, multa e ammenda) sono inflitte dal magistrato con sentenza di condanna, quelle accessorie conseguono di diritto alla condanna, come effetti penali di essa [2].

Rientrano tra le pene accessorie previste dalla legge come conseguenza di una sentenza penale di condanna: l’interdizione dai pubblici uffici, la decadenza o la sospensione dall’esercizio della responsabilità genitoriale e la pubblicazione della sentenza di condanna.

Chi è condannato perde le prestazioni assistenziali?

La già citata legge Fornero ha previsto la revoca di determinate prestazioni alle persone condannate in via definitiva per reati di particolare allarme sociale.

Si tratta di delitti gravissimi che la legge ha individuato in quelli di:

  • associazione con finalità terroristiche;
  • attentato con finalità terroristiche o di eversione;
  • sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione;
  • associazione per delinquere di stampo mafioso;
  • scambio elettorale politico-mafioso;
  • qualsiasi delitto commesso avvalendosi delle modalità tipiche mafiose.

Conseguentemente alla condanna definitiva per uno di questi delitti, al responsabile dovranno essere revocate le seguenti prestazioni:

  • indennità di disoccupazione (la Naspi, in pratica);
  • assegno sociale;
  • pensione sociale;
  • pensione per gli invalidi civili.

Di fatto si tratta di una pena accessoria che si applica automaticamente ogni volta che un soggetto sia condannato per uno dei reati sopra elencati.

La Corte Costituzionale [3] ha tuttavia dichiarato l’illegittimità della norma che revoca le prestazioni assistenziali ai condannati per gravissimi delitti, allorquando essi siano ammessi a scontare la pena al di fuori dell’istituto penitenziario, avvalendosi delle cosiddette “misure alternative”.

In questa ipotesi, infatti, la revoca delle prestazioni assistenziali rischierebbe di lasciare nell’indigenza il condannato il quale, non essendo mantenuto dallo Stato all’interno dell’istituto penitenziario, si troverebbe privo di adeguati mezzi di sussistenza.

Alla luce di quanto detto sinora, possiamo affermare che solo le persone condannate per aver commesso gravissimi reati, di tipo mafioso o terroristico, perdono le principali prestazioni assistenziali garantite dallo Stato, sempreché la pena sia scontata in carcere e non in regime alternativo.

Chi è condannato per un reato perde la pensione?

Chi è condannato per aver commesso un reato non perde la pensione di vecchiaia, cioè quella legata ai contributi pagati durante lo svolgimento della propria attività lavorativa, nemmeno se è stato riconosciuto colpevole dei gravissimi reati visti nel precedente paragrafo.

La legge Fornero, infatti, prevede la revoca solo di alcune prestazioni assistenziali e previdenziali, non anche dell’ordinaria pensione di vecchiaia, a cui va equiparata ogni altro trattamento equivalente (come ad esempio la pensione anticipata) che spetta in ragione dei contributi pagati dal lavoratore.

Nemmeno dovrebbe perdersi l’indennità di accompagnamento, non espressamente menzionata dalla legge.

Deve pertanto concludersi affermando che la condanna per gravissimi reati comporta la revoca solo della pensione sociale e dell’assegno sociale, della pensione d’invalidità e dell’indennità di disoccupazione (Naspi), sempreché il condannato stia scontando la pena in carcere.

Pagato il debito con la giustizia, si potrà nuovamente avanzare domanda per ottenere la prestazione revocata, purché sussistano ancora i requisiti.

 
Pubblicato : 2 Marzo 2024 18:15