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Case editrici: è legale chiedere soldi agli autori?

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(@mariano-acquaviva)
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Editoria a pagamento: cos’è e come funziona? Cosa dice la legge a proposito del contratto di edizione?

In Italia ci sono tanti aspiranti scrittori, il che è un po’ un paradosso, visto che il nostro Paese è in fondo alle classifiche per quanto riguarda la percentuale delle persone che si dedicano alla lettura. In un certo senso, è come se ci fosse più offerta che domanda. Proprio sfruttando questa tendenza le case editrici sono sempre più disposte a pubblicare libri, anche di esordienti, purché però ricevano un compenso. È legale che le case editrici chiedano soldi agli autori?

Come vedremo, la legge stabilisce che il contratto di edizione debba essere gratuito, nel senso che l’autore mette a disposizione la propria opera, cedendone anche i diritti di sfruttamento economico, mentre l’editore mette tutto il resto, cioè sostiene le spese occorrenti per la stampa, la distribuzione, ecc. Ma allora ciò significa che l’editoria a pagamento è illegale? Le case editrici possono chiedere soldi agli autori? Scopriamolo insieme.

Cos’è l’editoria a pagamento?

Per “editoria a pagamento” si intende il fenomeno per cui gli autori pagano le case editrici affinché queste pubblichino la loro opera.

L’editoria a pagamento consente quindi alle case editrici di ammortizzare (o coprire del tutto) i costi legati alla pubblicazione di un libro, così da mettersi al riparo anche nell’ipotesi in cui l’opera non abbia successo.

Come vedremo nel prossimo paragrafo, l’editoria a pagamento si pone in contrasto con quanto stabilito dalla legge a proposito del contratto di edizione. Vediamo perché.

Contratto di edizione: che cos’è?

Il contratto di edizione è l’accordo con cui l’autore concede all’editore il diritto di pubblicare, per conto e a spese dell’editore stesso, la propria opera.

In pratica, per la legge [1] il contratto di edizione non deve prevedere alcun contributo da parte dell’autore, il cui “pagamento” è rappresentato dalla concessione dei diritti di sfruttamento economico della propria opera. Insomma: in base alla legge, l’editore deve pubblicare l’opera a proprie spese.

Non è un caso, infatti, che la quasi totalità del ricavato delle vendite finisca nelle tasche dell’editore: si tratta di una percentuale altissima, che in genere va tra l’85 e il 95% del prezzo di copertina. Ciò è giustificato proprio dal fatto che, di regola, è l’editore a dover sostenere tutti i costi e, di conseguenza, anche il rischio che l’opera sia un flop.

Ciò significa che la casa editrice che chiede soldi all’autore commette un reato? È legale domandare un contributo economico all’autore? Scopriamolo nel prossimo paragrafo.

Editoria a pagamento: è legale?

È legale che le case editrici chiedano soldi agli autori? In altre parole: è legale l’editoria a pagamento?

Nonostante la legge sia molto chiara nello stabilire che il contratto di edizione non prevede costi per l’autore, non c’è una norma che espressamente stabilisca l’illegalità della pratica contraria.

Ciò significa, in soldoni, che le parti sono libere di accordarsi come meglio credono. La conseguenza è che le case editrici possono chiedere soldi agli autori, dovendo poi essere questi ultimi a scegliere se accettare o meno la proposta.

In effetti, se le case editrice vogliono denaro in cambio della pubblicazione, più che un contratto di edizione si dà vita a un vero e proprio appalto.

L’appalto è infatti il contratto con cui una parte assume, con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio, verso un corrispettivo in danaro.

In pratica, il cosiddetto “editore a pagamento” non è affatto un editore, bensì un tipografo, cioè un’impresa che cura la parte tecnica (stampa, distribuzione, ecc.) dietro corrispettivo economico.

Editoria a pagamento: come funziona?

L’editoria a pagamento serve alle case editrici per evitare di sostenere i costi di pubblicazione, in modo tale che, se le vendite dovessero andar male, non andrebbero incontro a una perdita economica.

Ci sono diversi modi per chiedere soldi agli autori. Ad esempio, le case editrici a pagamento possono domandare di:

  • pagare una quota associativa;
  • dividere le spese di pubblicazione;
  • acquistare obbligatoriamente una determinata quantità di copie del proprio libro;
  • acquistare le copie rimaste invendute.

Insomma: ci sono diversi modi in cui la casa editrice chiede soldi all’autore. Lo scopo è sempre lo stesso: evitare di subire perdite dalla pubblicazione dell’opera.

Davanti a questo tipo di proposte, l’autore deve scegliere se accettare, cercare di contrattare sperando di modificare le condizioni, oppure rifiutare.

Case editrici che chiedono soldi: quando convengono?

Le case editrici che chiedono soldi agli autori convengono quando l’autore ha il desiderio di veder pubblicata la propria opera che, però, è stata scartata dalle case editrici non a pagamento.

È infatti chiaro come gli editori a pagamento siano molto più disponibili a pubblicare le opere, anche di scrittori emergenti o sconosciuti, visto che, in qualche modo, si mettono al sicuro con il contributo economico dell’autore.

Al contrario, le case editrici non a pagamento decidono di pubblicare un’opera solamente se sono convinte del potenziale della stessa.

Inoltre, non tutte le case editrici che chiedono soldi sono uguali: ve ne possono essere alcune che, a fronte del contributo dell’autore, offrono una vantaggiosa percentuale sui ricavi delle vendite, oppure che mettono a disposizione un importante apparato pubblicitario per favorire la diffusione dell’opera.

Insomma: sebbene gli editori a pagamento non convengano quasi mai, non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio.

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Pubblicato : 14 Novembre 2022 08:30