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Body shaming è reato

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(@angelo-greco)
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Quando le offese sull’aspetto fisico sono diffamazione.

Immaginiamo che una persona, chiamiamola Luca, abbia scritto un post su Facebook in cui, con l’intento di deridere Marco, faccia pubblicamente riferimento al fatto che questi sia un ipovedente e, per rincarare la dose, aggiunge alla fine della frase, delle emoji che ridono. Il gesto di Luca non passa inosservato alla collettività che intuisce chiaramente lo scopo di prendersi gioco di Maroc. Questo comportamento chiama body shaming e, secondo una recente interpretazione della Cassazione, il body shaming è reato.

In realtà non esistono ancora molte pronunce in tale senso ma è bene sapere che, in astratto, ci sono tutti i presupposti per essere querelati. Cerchiamo di comprendere quando il body shaming è reato e quando invece non lo è.

Cosa significa body shaming?

Il body shaming è un termine inglese che significa “denigrare il corpo”. Si tratta di un comportamento che consiste nel criticare o offendere l’aspetto fisico di una persona, in modo pubblico o privato.

Il body shaming può assumere diverse forme:

  • insulti: prendere in giro qualcuno per il suo peso, la sua forma fisica, il suo colore della pelle, i suoi capelli, ecc. In questo caso gli insulti hanno lo scopo di mortificare la vittima e farla sentire inadeguata. Lo scopo di chi fa la “critica” è proprio quello di ferire il destinatario;
  • commenti negativi: criticare l’aspetto fisico di una persona in modo non costruttivo. Ad esempio far presente che un’attrice è troppo grassa o troppo brutta e che pertanto non è adatta a recitare una determinata parte;
  • scherzi e battute: fare battute offensive sull’aspetto fisico di una persona. Qui lo scopo non è mortificare il destinatario ma di far ridere gli altri utenti. Si pensi a una persona che prenda in giro un istruttore che, nel fare un video su come allenarsi, mostra qualche chilo di troppo o, al contrario, al caso di chi si prende beffa di un dietologo obeso;
  • diffusione di immagini offensive: pubblicare o condividere foto o video di persone con commenti denigratori sul loro aspetto fisico. Si pensi a una persona che pubblichi un filmato in cui un uomo molto grasso tenta di entrare con enorme difficoltà nella propria auto.

Quando il body shaming è reato?

Nelle ipotesi che abbiamo appena visto il body shaming è reato quando si sostanzia in insulti gratuiti allo scopo di prendere in giro la vittima, mortificarla, esaltandone i difetti fisici (è il primo dei quattro casi appena elencati). Qui non c’è alcuno scopo di critica ma solo un intento offensivo. E difatti in tali ipotesi scatta, secondo la Cassazione, il reato di diffamazione aggravata. Con l’accertamento del reato scatta anche l’obbligo di risarcire i danni alla vittima.

Nell’ultima ipotesi (diffusione di immagini offensive) siamo ugualmente in presenza di un reato ma, in questo caso, relativo all’illecito trattamento di dati personali. Anche in questo caso si può essere querelati e condannati al risarcimento del danno.

Giurisprudenza della Cassazione sul body shaming

Secondo una innovativa sentenza della Cassazione (n. 2251/2022), il body shaming che si sostanzia in gratuite e cattive offese è reato di diffamazione.

Per comprendere la situazione, dobbiamo prima sapere che in Italia esistono delle leggi che tutelano l’onore e la reputazione delle persone. Tra queste, ci sono le norme sulla “diffamazione” e sull'”ingiuria”. La diffamazione avviene quando qualcuno danneggia la reputazione di un’altra persona di fronte a due o più persone e in assenza della vittima; al contrario, l’ingiuria è un’offesa all’onore o al decoro di qualcuno in sua presenza, ma senza che ci sia necessariamente un pubblico.

Solo la diffamazione è reato mentre l’ingiuria è un semplice illecito civile.

In entrambi i casi però la vittima ha diritto a ottenere il risarcimento dei danni.

È bene sapere che quando c’è una contestualità in una discussione sui social, il che avviene quando la vittima e il reo sono contemporaneamente online e ciascuno può leggere in tempo reale le frasi dell’altro, non c’è diffamazione ma ingiuria: la vittima infatti è presente al momento della pubblicazione del post offensivo.

Invece quando la vittima non è online quando viene pubblicato il post offensivo allora c’è diffamazione. Non rileva se si connette pochi minuti dopo.

Quindi, cosa ci insegna questa storia? Anche se può sembrare un semplice post su Facebook, parlare pubblicamente di qualcuno sottolineando i suoi difetti fisici o altri aspetti personali in modo derisorio (anche usando emoticon) può avere serie conseguenze legali molto serie: come minimo scatta il risarcimento e, nella peggiore ipotesi, il reato di diffamazione. In questo caso specifico, la legge ha considerato l’azione di Luca come diffamazione perché ha danneggiato la reputazione di Marco di fronte a un pubblico su internet.

Questo ci ricorda l’importanza di pensare attentamente prima di scrivere o condividere qualcosa sui social media, perché le parole e i simboli che usiamo possono avere un impatto reale sulla vita delle persone e portare a conseguenze legali.

Il solo requisito della contestualità tra comunicazione dell’offesa e recepimento della stessa da parte dell’offeso vale a configurare l’ipotesi dell’ingiuria. In mancanza del requisito della contestualità l’offeso resta estraneo alla comunicazione intercorsa con più persone e non è posto in condizione di interloquire con l’offensore; nel qual caso, si profila l’ipotesi della diffamazione attraverso l’uso del social network.

I danni del body shamig

Il body shaming può avere diverse conseguenze negative sulla persona che lo subisce:

  • danno all’autostima: può far sentire la persona a disagio con il proprio corpo e insicura;
  • depressione e ansia: può portare a problemi di salute mentale;
  • disturbi alimentari: può innescare o aggravare disturbi alimentari come anoressia e bulimia;
  • isolamento sociale: può portare la persona a isolarsi per evitare di essere criticata.

Si tratta di danni che il responsabile del post dovrà risarcire.

 
Pubblicato : 13 Febbraio 2024 11:30