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Assenze ingiustificate: il lavoratore ha diritto alla NASpI?

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(@valentina-azzini)
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Niente NASpI per i lavoratori licenziati per assenze ingiustificate

Presso l’azienda in cui lavori ti trovi male il lavoro che svolgi non ti piace oppure l’ambiente lavorativo sta diventando sempre più insostenibile.non riesci a trovare nell’immediato una nuova occupazione e rassegnare le dimissioni ti impedisce di accedere alla naspi quale misure a sostegno del reddito in attesa di trovare un nuovo lavoro. L’unica soluzione ti sembra dunque quella di ottenere un licenziamento disciplinare, magari decidendo di non presentarti più al lavoro e farti licenziare per assenza ingiustificata. Ma, in caso di assenza ingiustificata, il lavoratore e ha diritto alla NASpI? È bene che tu sappia che il Decreto Lavoro di recente introduzione ha equiparato l’assenza ingiustificata alle dimissioni e, di conseguenza, ha escluso questa ipotesi dal novero di quelle che legittimano l’accesso alla NASpI; vediamo perché.

L’assenza ingiustificata

L’assenza ingiustificata si verifica ogni qualvolta un dipendente non si presenti al lavoro senza addurre alcuna giustificazione. Come noto, ogni dipendente è tenuto a rispettare i doveri di fedeltà e correttezza nei confronti dell’azienda, pertanto assentarsi o non presentarsi al lavoro senza preavviso e motivazione costituisce violazione dei predetti obblighi e illecito disciplinare.

Certo può accadere che un dipendente non si presenti sul posto di lavoro per un evento improvviso ed imprevisto, quale ad esempio un incidente mentre si reca in azienda, oppure un malore o una malattia improvvisi, che comportino un urgente ricovero ospedaliero senza la possibilità di segnalare la propria condizione al datore di lavoro.

Quando però l’assenza si verifica per ragioni prevedibili e premeditate, perché ad esempio il dipendente non ha voglia di andare a lavorare e/o vuole trovare un pretesto per essere licenziato, allora si parla di assenza ingiustificata. In tali ipotesi, la condotta del lavoratore integra un ipotesi di illecito disciplinare e può portare al licenziamento.

Il licenziamento disciplinare

Il licenziamento disciplinare o per giusta causa è quel recesso che si verifica a fronte di comportamenti del dipendente di gravità tale da rendere impossibile la prosecuzione anche solo temporanea del rapporto di lavoro. Ciò in quanto il lavoratore, con la propria condotta, viola norme di legge o di C.C.N.L., ledendo irreparabilmente il rapporto di fiducia che lo lega all’azienda.
Il licenziamento disciplinare rappresenta dunque la massima e più grave sanzione irrogabile ad un lavoratore, a seguito dell’avvio nei suoi confronti di un procedimento disciplinare.

Il procedimento disciplinare prende avvio con la notifica al dipendente di una contestazione di addebito disciplinare, ossia di una comunicazione nella quale devono essere indicati i fatti contestati, le norme che si assumono violate ed un termine non inferiore a 5 giorni per presentare le proprie giustificazioni.

Ricevute le giustificazioni del lavoratore, l’azienda potrà decidere se archiviare il procedimento, oppure irrogare una sanzione disciplinare tra quelle previste dalla legge e graduata in proporzione alla gravità del fatto commesso, tenuto conto di eventuali recidive.

Licenziamento per giusta causa e NASpI

La NASpI è una misura a sostegno del reddito prevista dal nostro ordinamento in favore di coloro che perdano involontariamente l’occupazione.

Per poter accedere alla NASpI bisogna essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • trovarsi in stato di disoccupazione a seguito di perdita involontaria del lavoro
  • aver versato almeno 13 settimane di contributi nei 48 mesi precedenti l’evento di disoccupazione

Tra gli eventi che determinano la perdita involontaria della disoccupazione è annoverato anche il licenziamento per giusta causa. Infatti, sebbene il licenziamento disciplinare punisca un comportamento del lavoratore, esso non viene considerato frutto di una sua scelta e pertanto, al fine di non aggravare ulteriormente la sua posizione, la legge gli consente comunque l’accesso alla NASpI.

A differenza però del licenziamento per giusta causa determinato da altri comportamenti del dipendente, quello conseguente ad assenza ingiustificata non consente di accedere alla NASpI, in quanto considerato un modo per aggirare le dimissioni (c.d. dimissioni truccate). Ciò significa che, in caso di assenza ingiustificata, si dovrà ritenere che il lavoratore abbia volontariamente voluto lasciare il posto di lavoro e dunque non si trovi in stato di involontaria disoccupazione, bensì debba considerarsi dimissionario.

 
Pubblicato : 10 Novembre 2023 16:15